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Quali strategie devono adottare le PMI per riposizionarsi con le aggregazioni? Per un’impresa che decide di riposizionarsi grazie alle aggregazioni diventa fondamentale affrontare in modo strutturato sia le fasi pre-operazione ovvero le verifiche della coerenza strategica e della sostenibilità finanziaria, sia le fasi post-operazione, cioè l’attività d'integrazione organizzativa e di tutti gli aspetti necessari a supportare l’avvio e lo sviluppo della nuova realtà.
Per le imprese operanti all’interno di molti settori, l’impostazione di un percorso di crescita e riposizionamento strategico non può prescindere dalla realizzazione di aggregazioni con altre realtà concorrenti o operanti in business “adiacenti”. Un processo di questo tipo, tuttavia, se non affrontato in modo strutturato, può generare criticità anche molto importanti che possono portare al fallimento non solo delle operazioni stesse, ma anche delle imprese che le avevano realizzate.
Alcune aziende sono pronte per valutare percorsi di crescita e sviluppo anche per linee esterne, ovvero attraverso le aggregazioni. Qualsiasi impresa che decida di riposizionarsi con la fase diagnostica ed intraprendere un percorso di crescita attraverso le aggregazioni, dovrebbe strutturare in modo organico tutte le attività necessarie, che raggruppiamo in tre fasi principali: diagnostica, progettuale, esecutiva.
La comprensione approfondita della situazione aziendale è il primo passo per poter affrontare in modo strutturato il processo di costruzione e formalizzazione dei piani aziendali, e per far sì che i piani stessi siano effettivamente realizzabili e sostenibili anche agli occhi degli interlocutori esterni. Si illustreranno in queste pagine, anche attraverso un caso aziendale, metodologie, strumenti e fasi del processo che porta alla definizione delle linee guida del piano di rilancio e sviluppo dell’azienda.
Mancano pochi mesi ormai all’entrata in vigore del nuovo accordo di Basilea 2, che avrà importanti ricadute sull’evoluzione del rapporto tra banca e impresa. Ma che cosa possono fare già oggi, concretamente, le imprese per prepararsi in maniera adeguata all’appuntamento? Con questo contributo si forniscono alcune linee guide operative ed organizzative per implementare, all’interno dell’impresa, un progetto di autovalutazione e miglioramento del rating.
I sistemi di “credit rating”, recentemente introdotti dalle banche, servono agli istituti di credito stessi per allocare il capitale e fare un prezzo connesso al rischio del cliente. Se le aziende imparano ad utilizzare tali parametri per realizzare auto-diagnosi possono adeguarsi agli standard richiesti al fine di minimizzare i propri costi e non essere penalizzate sotto il profilo della disponibilità di credito.
Dovrebbe trattarsi di un processo senza soluzioni di continuità: inarrestabile e coinvolgente, impegnativo ma fruttifero: la ricerca di nuovi business e l’analisi critica di quelli già consolidati e caratteristici. Non sempre però la Direzione aziendale è attenta a quest’ opera di introspezioni ed osservazione esterna, al punto di non accorgersi di pericolosi campanelli d’allarme e dell’esigenza di un ripensamento strutturale prima della crisi fatale.
Qualora un’impresa mostri i sintomi di un’esigenza di rinnovamento è compito del manager saper orientare in modo efficace e produttivo le risorse. Per fare questo è però necessario ripartire da un’analisi approfondita, globale ed oggettiva della situazione, dei problemi insorti e delle possibili cause. S’impone appunto un check-up dello stato dell’intera azienda come nel caso proposto.